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UNA DOMANDA MI SALVERA'...

La mia esperienza nel lavoro con la marginalità e le dipendenze, mi porta spesso a  dire che c'è la necessità, da parte della persona, di dover lavorare su se stessa.

Gli occhi del mio interlocutore si riempiono di punti di domanda.

Cosa vuol dire lavorare su se stessi? Come si fa ? Ma perchè dovrei cambiare? 

E sono tutte splendide domande.

Quello che rispondo è che il mio lavoro non porta con sé l'obbligo di cambiamento ma l'opportunità laddove si voglia cogliere. 

Non dovere, ma volontà di mettersi  in  ascolto di quella vocina dentro che prova a parlarci,

ma che facciamo fatica ad ascoltare.

Gli stimoli esterni , i giudizi altrui o quelli che ci auto infliggiamo, paure e necessità di compromessi  non ci lasciano mai soli.

Rischiamo di vivere in assenza di  un silenzio generativo e di prediligerne uno artificiale. 

Mettiamo in campo azioni che hanno come scopo a breve termine, quello di non ascoltare ciò che il nostro corpo e il nostro animo ci dicono. 

Mettiamo a tacere il nostro mondo interiore.

Il "come" lo facciamo fa traccia e fa conta dei danni.

Agire per un risultato a breve termine.

Scelte che si traducono in azioni/reazioni per soddisfare il mio bisogno nel qui e ora  ci allontanano dal mettere in risalto ciò che siamo e ciò che vogliamo o che vogliamo provare ad essere.

La prima forma di aiuto che conosco e che mi è stata insegnata nasce dal porre e porsi un interrogativo.

E sono convinta che sia una domanda a riportarci  alla vita. 

Non solo  dal punto di vista biologico.

La domanda è la chiave per scegliere la direzione. 

Ma porsi una domanda porta spesso a consapevolezze scomode o che ci richiederebbero di modificare la nostra intera vita fatta di legami e materialità.

E non sempre potremmo essere disponibili a mettere in gioco tutto o anche solo una parte.

Comprensibile.

Ritengo che avere consapevolezza di stare in un compromesso con se stessi  porti in sé un valore aggiunto.

Il valore dell'onestà. 

Ed è comunque un ottimo punto di partenza.

"Così hanno decretato gli Dei.

Che, nel perdersi, ciascuno possa

ritrovare se stesso"

Odissea, Omero

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